domenica 6 maggio 2012

Storia di un incredibile caso di sopruso da parte della Agenzia delle Entrate

Questo blog nasce per raccontare un caso incredibile: il mio. Sono vittima della persecuzione da parte dell’Agenzia delle Entrate che mi sta rovinando, privandomi dei più elementari diritti civili


Milano, 5 maggio 2012

Quello che segue è il mio breve racconto. Che naturalmente può essere corredato da una corposissima documentazione, che prova nei dettagli, e al di là di ogni ragionevole dubbio, l’infondatezza degli accertamenti del Fisco, oltre che la malafede delle persone preposte a fare i controlli successivi alla notifica dell’avviso di accertamento. Questa storia deve essere raccontata. Deve essere ascoltata. Deve diventare l’emblema dell’ingiustizia che si accanisce contro una cittadina innocente. Qui non c’è il dramma di debiti accumulati a cui non si sa come far fronte. Qui c’è la tragedia di una cittadina che nulla deve, perseguitata ingiustamente, privata della possibilità di spiegare la verità, condannata senza entrare nel merito di quanto contestato, defraudata dei più basilari diritti civili, stritolata da un sistema iniquo.


Mi chiamo Agata Caterina Menza. Mi chiamano Katia. Vorrei raccontare la mia incredibile storia.
L’Agenzia delle entrate mi chiama al telefono ad aprile del 2010. Avevano il mio numero perché mi avevano già fatto un accertamento per sapere come mai avevo una casa di proprietà che non corrispondeva alla mia posizione reddituale. Quell’avviso si era poi risolto in nulla, avendo dimostrato che la casa era stata acquistata da mio marito e a me intestata. Ma da quella telefonata, e in seguito alla visita fatta ai funzionari, apprendo che mi era stato notificato a dicembre del 2009  un altro accertamento per delle somme in entrata e in uscita dal mio conto, per un totale di 300.000,00 Euro. L’Agenzia ritiene che tali somme siano relative ad un reddito non dichiarato.
Io non ho mai ricevuto la raccomandata con l’avviso di accertamento.

Mi viene detto che i termini per opporsi sono scaduti e i due funzionari mi consigliano di presentare velocemente tutti i documenti perché loro possano sottoporli a chi ha emesso l’avviso di accertamento. Da allora e fino all’inizio di luglio del 2010, vedo più volte i funzionari, anche in presenza del mio commercialista, consegnando loro tutti i documenti richiesti e presentando, come loro mi suggeriscono di fare, varie istanze in  autotutela.

Spiego loro che i soldi in entrata sono del mio ex marito, che li versava sul mio conto mediante assegni circolari (non poteva emettere assegni bancari) per consentirmi di pagare i lavori di ristrutturazione della casa destinata a nostro figlio. I soldi in uscita erano assegni miei appunto per il pagamento ai fornitori vari (notaio, agenzia immobiliare, impresa di ristrutturazioni, arredi, ecc..). Tutti i movimenti riguardano infatti SOLO il periodo compreso tra marzo 2004 e dicembre 2004. MAI, né prima né dopo si sono verificate movimentazioni particolari sul mio conto. Il rogito della casa è stato fatto a febbraio del 2004 e siamo entrati, dopo la fine dei lavori, a novembre 2004. Porto loro tutte le fatture, le copie degli assegni, persino le matrici degli assegni circolari (che potevo avere solo perché era mio marito ad averli emessi!). La sola cosa che manca è una dichiarazione che gli assegni circolari (che non portano alcuna firma di traenza) siano effettivamente di mio marito. Lui non è disposto a rilasciare alcuna dichiarazione, la sua banca è vincolata dal segreto bancario. Dimostro però che:
- tutti gli assegni sono in sequenza numerica e hanno lo stesso ABI e CAB;
- l’ABI e il CAB sono gli stessi della banca del mio ex marito.
Che fosse la banca del mio ex marito era chiaro anche dalla copia degli assegni circolari con cui lui ha pagato la casa, allegati all’atto da lui presentato nel ricorso per separazione nei miei confronti. Quindi era lui stesso a dichiarare che quella serie di assegni erano stati emessi da lui.
Che fosse la banca del mio ex marito era già noto all’Agenzia in occasione dell’accertamento fattomi per capire come mai avessi potuto acquistare la casa dove vivo, e in tale occasione li aveva ritenuti soddisfacenti per dimostrare che la casa non l’avevo pagata io con redditi non dichiarati ma mio marito.
Una serie di “coincidenze” che difficilmente avrebbero potuto verificarsi se effettivamente si fosse trattato di pagamenti in nero da parte di ipotetici clienti per un’attività da me occultata.
Inoltre l’Agenzia avrebbe potuto agevolmente verificare la provenienza degli assegni, non averlo fatto purtroppo avvalora la sensazione di malafede nell’acquisizione delle informazioni necessarie a dimostrare il mio presunto reddito.

Alla fine di luglio del 2010 mi comunicano che, malgrado secondo loro la pratica sia ben corredata di tutta una serie di documenti da cui è impossibile non dedurre la totale assenza di evasione da parte mia, il loro responsabile (colei che ha emesso l’avviso di accertamento) non accetterà di fermare le azioni in corso. Mi fanno intendere, in modo molto chiaro, che essendoci un bene da aggredire (la casa, appunto) difficilmente l’Agenzia si fermerà… Mi fanno altresì intendere (sempre in presenza del mio commercialista) che l’unica speranza per me è che effettivamente la notifica non si sia formalizzata in modo corretto…

A quel punto mi arriva la cartella esattoriale e, attraverso uno studio legale, mi oppongo a quella, spiegando tutta la vicenda.

Il giudice che emette la sentenza alla prima udienza, nel dicembre del 2011, respinge il ricorso, ritenendo corretto il procedimento di notifica, tardiva la sua impugnazione e dunque inammissibile l’impugnazione della Cartella, senza entrare nel merito delle difese.
La beffa è che all’Agenzia delle Entrate mi avevano detto che la sola cosa che avrei potuto fare era presentare istanza in autotutela, come infatti ho fatto.

Né il giudice, né la stessa Agenzia delle Entrate, sono entrate nel merito della contesa, nessuno ha riguardato la pratica, nessuno si è preso la briga di esaminare tutta la documentazione da me prodotta, nessuno ha sentenziato, motivandola, la mia presunta evasione fiscale, nessuno ha provato che i movimenti sul mio conto corrente fossero effettivamente relativi a redditi non dichiarati.

Il debito attuale ammonta a 510.000,00 Euro, io non ho alcuna possibilità di pagarlo. L’unico bene di cui dispongo è appunto la casa, dove vivo con mio figlio, studente universitario di ventun anni, che da anni mantengo da sola, con il mio solo reddito da lavoratrice dipendente. Il mio futuro e quello di mio figlio sono a questo punto gravemente compromessi da questa ingiustizia, alla quale non so come reagire, se non cercando di raccontare la verità.

16 commenti:

  1. Ciao, mi autorizzi a pubblicare l'articolo sul mio blog (http://studiofasi.blogspot.it)?

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  2. Mi autorizzi a pubblicare il post sul mio blog (studiofasi.blogspot.it)?

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    1. Ciao Fabrizio. Certo, ti autorizzo. Da ieri ho deciso che la mia vicenda deve diventare pubblica. Ho trasmesso un comunicato a diverse redazioni che spero venga presto pubblicato.

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  3. Mi autorizzi a pubblicare il post sul mio blog (studiofasi.blogspot.it)?

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  4. Molto bene.
    Domani lo pubblicherò!

    Spero Ti aiuti...

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  5. Anch'io nel mi piccolo darò massima pubblicità.
    In bocca al lupo.

    Edoardo

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  6. Ho letto di questa vicenda su Lettera43 ed ho scritto un post sul mio Blog (in uscita domani su Paoblog.wordpress.com) ) al fine di far conoscere, una volta di più, l'incapacità e la persecuzione di Equitalia & Agenzia delle Entrate che, ho vissuto anch'io, sebbene in misura minore. Ma negare l'evidenza sembra essere il loro sport preferito.

    Tra l'altro conosco una persona che sta vivendo una vicenda molto simile...

    Se usassero la stessa energia nel perseguire i veri evasori, saremmo già a posto....

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  7. Segnalo questo articolo: EQUITALIA. IN UN TERZO DEI CASI IL BALZELLO SI RIVELA INGIUSTO.

    http://www.articolotre.com/2012/05/equitalia-in-un-terzo-dei-casi-il-balzello-si-rivela-ingiusto/81888

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  8. Ecco l'articolo pubblicato su lettera43: PERSEGUITATA DA EQUITALIA

    http://www.lettera43.it/economia/personal/perseguitata-da-equitalia_4367550064.htm

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  9. Ecco un nuovo articolo pubblicato ieri:
    http://www.lindipendenza.com/storia-di-un-incredibile-spruso-dellagenzia-delle-entrate

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  10. Mi è giunto oggi il piano di rateizzazione "concessomi" da Equitalia: il doppio del debito contestato su somme MAI DOVUTE. Dal 30 maggio (cioè tra appena venti giorni) devo versare rate mensili da oltre 8.200,00 Euro per un ammontare complessivo di 592.552,71 Euro,appunto il doppio del debito contestatomi all'inizio.
    Questo significa che devo vendere la casa immediatamente, perché non dispongo neanche del denaro sufficiente a pagare la prima rata.
    E ancora l'Agenzia delle Entrate non ha aperto il mio fascicolo per verificare se davvero sono o non sono un evasore. Se davvero devo o non devo loro questo denaro.

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  11. Agata,
    ci aggiorni sull'evoluzione della tua sfigata vicenda?

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  12. Vi racconto la mia odissea con l’Agenzia delle Entrate, e al di là della disavventura personale, credo sia di interesse pubblico poiché ho fatto delle precise osservazioni che vanno valutate con molta attenzione.
    La mia ultima busta paga del 31/12/2008, alle dipendenze del Gruppo Fantini di Lucera (Foggia), è pasticciata di cifre, direi fantasiosa, ma come per magia questi numeri spariscono e non sono più corrispondenti al netto da percepire, infatti ricevo soltanto 3.126 euro pur tenendo conto della mensilità di dicembre, assegni familiari, lavoro straordinario, ferie non godute, 3 anni e 2 mesi di TFR dal 03/11/2005.
    Pertanto, dopo svariate insistenze, avvio un procedimento legale contro tale Azienda per avere il risarcimento degli emolumenti “reali” spettanti, ma purtroppo, dopo due rinvii, la prossima udienza è stata fissata al 22 marzo 2013.
    Premetto che ho lavorato già precedentemente con tale Azienda, per cui quanto sopra fa riferimento alla seconda assunzione, intervallata di 4 mesi dalla prima e questo particolare è stato la causa di parte del pasticcio in busta paga, poiché sono stati confusi e riproposti i Dati del TFR del precedente licenziamento. Quindi l’Agenzia delle Entrate di Taranto mi ha chiesto la riscossione di 2.897 euro di tasse che comunque avevo già regolato nel giugno 2005.
    L’altra parte del pasticcio, più che pasticcio è appropriazione indebita, è che tale Azienda si è trattenuta in busta paga 5.000 euro, intesi come “restituzione dipendente” per stare a significare di aver acquisito un prestito o un anticipo, che non ho mai chiesto né tantomeno ottenuto.
    Mi sono recato quattro volte presso l’Agenzia delle Entrate di Taranto e per risposta ho ricevuto un secco “E' evidente che i Dati che ci ha fornito questa Ditta non sono attendibili, ma noi abbiamo questi Dati, quindi paghi altrimenti riceverai “la cartella", a meno che.. tu non trovi la soluzione”.
    Oltre al danno di essere stato derubato dal mio ex datore di lavoro, anche la beffa.
    Venerdì 27 luglio 2012 mi sono recato nella sede del Gruppo Fantini di Lucera (Foggia) via san Rocco 45, ho cercato di ridiscutere le incongruenze della mia busta paga direttamente con chi a suo tempo l'ha elaborò, il direttore amministrativo in persona, e nonostante le mie proteste mi ha riconfermato che la busta paga è a posto.
    I 30 giorni utili per "la soluzione" scadono il 03/08/2012 ed io non riesco a trovarla questa benedetta soluzione, ma non ho assolutamente intenzione di pagare “la tassa che non c'è”

    Continua

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  13. …..Osservo:
    • In busta paga c'è una serie di voci TFR in apparenza figurative ed in conflitto con la data di assunzione, messe a caso nella colonna delle competenze che poi non vanno a sommarsi nel Totale Competenze, per cui mi chiedo che criteri usa l'Agenzia delle Entrate per avvalorare un presunto reddito in realtà mai incassato, nonostante la tecnologia a disposizione e tutti i documenti portati in visione che provano che non è possibile.
    • I Dati falsi forniti dall'Azienda in oggetto sono considerati conformi, quindi sarebbe a norma se avvenisse sistematicamente con 15 milioni di dipendenti in Italia.
    • Se all’Agenzia delle Entrate non hanno gli strumenti o sono scarsi a respingere al mittente l’immondizia che gli giunge, come si può affrontare l’evasione fiscale? poiché è possibile anche consegnar loro Dati in malafede, tanto nessuno chiederà conto se sono autentici.
    • Ma non è un reato "falso ideologico" se un pubblico ufficiale procede nonostante la consapevolezza del contenuto non veritiero di un documento anche se redatto da secondi? (faccio riferimento ai Dati non veritieri inviati dal Gruppo Fantini di Lucera all'Agenzia delle Entrate di Taranto).
    • C'è da riflettere che un imbecille, solo un demente può fare una busta paga in quelle condizioni, riesce ad intasare il lavoro di due importanti apparati statali (Giustizia e Fisco), in un momento in cui si parla tanto di razionalizzare la P.A. e di “spending review”, senza che nessuno gli abbia chiesto una rettifica dei Dati subito.
    • Il dirigente, a cui mi sono rivolto ufficialmente con una lettera di presentazione e reclamo, mi ha preso per il culo; i documenti, che mi ha personalmente chiesto e fatti protocollare per ricostruire e correggere i Dati in loro possesso, non li ha ritenuti validi sebbene ne provano la falsità. Non capisco per quale motivo me li abbia chiesti se dava per scontato che la procedura di riscossione della tassa sarebbe andata avanti comunque, visto che non sono serviti a nulla.. Si poteva almeno risparmiare di chiedermeli, e si è riservato anche 15 giorni per un “NO preventivato”.
    • Ciò che è difficile da sopportare, prima ancora del denaro che vogliono espropriarmi, è l'umiliazione!.. lo stato dei fatti è veramente umiliante.
    Seguente documentazione qui: http://www.montemesolaonline.it/Tassa.htm
    1) Busta paga del 31/12/2008
    2) Comunicazione in cui sono riportati i Dati anomali e la richiesta del pagamento di 2.897 euro di tasse a mio carico
    3) Reclamo del riesame dei Dati “Alla cortese attenzione di un dirigente”
    4) Relazione di un esperto di consulenza del lavoro nel tentativo di decifrare tale busta paga
    Altri documenti protocollati e sottoposti in visione dell'Agenzia delle Entrate: Procedimento legale contro l'Azienda con relazione dell'avvocato, Estratto contributivo INPS, Lettera di licenziamento del 24/06/2005, Lettera di assunzione del 03/11/2005, CUD redditi 2008, CUD redditi 2005, Busta paga Giugno 2005

    Coro Cosimo

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